giovedì, marzo 10, 2005

Anarchia.

In questi giorni si parla di anarchismo, anarchici. Ma chi sono?
Insomma, al di là del giudizio di merito sull'ideologia (su Panorama ieri c'era un articolo sui "transumanisti", a questo punto gli anarchici possono pure fare i ministri), mi chiedo come mai ci si radicalizza così facilmente nell'ambiente politico.
Ma non è meglio andare a fare a botte allo stadio? Lì almeno un motivo buono lo trovi.
Ad ogni modo mi ha sempre affascinato la filosofia degli anarchici: senza la legge, e tramite uno sforzo collettivo di "liberazione" dall'autorità, la società civile si disgrega, e l'uomo raggiunge la piena, ed unica, realizzazione politica possibile.
Quella di sopravvivere senza essere costretto a costruire qualcosa, perchè, va detto, a questa condanna la società non sottrae nessuno.
Finisce così l'obbligo del lavoro e della famiglia, la terra nutre dei suoi frutti chi sa coglierli, e la coscienza si estende fino a comprendere tutto.

Tutto questo, però, se il presupposto fosse esatto: il cosiddetto "uomo buono per natura". Ma io non ho tanta stima per il genere umano da desiderare che sia lasciato libero di fare o non fare alcunchè. Che quando qualcosa di buono si è fatto è stato sempre, in un modo o nell'altro, perchè le circostanze imponevano un ordine ed uno stile. L'unica libertà è scegliere queste due variabili politiche; la libertà di rifiutarle "tout court", entrambe, non è permessa alla povera creatura umana, se non a costo di immani tragedie.
Se non siete d'accordo andate a vivere in una foresta. Ma arrivateci a piedi, se no non vale. E niente cavallo, a meno che non ne trovate uno consenziente.

Nessun commento: