In questi giorni si parla di anarchismo, anarchici. Ma chi sono?
Insomma, al di là del giudizio di merito sull'ideologia (su Panorama ieri c'era un articolo sui "transumanisti", a questo punto gli anarchici possono pure fare i ministri), mi chiedo come mai ci si radicalizza così facilmente nell'ambiente politico.
Ma non è meglio andare a fare a botte allo stadio? Lì almeno un motivo buono lo trovi.
Ad ogni modo mi ha sempre affascinato la filosofia degli anarchici: senza la legge, e tramite uno sforzo collettivo di "liberazione" dall'autorità, la società civile si disgrega, e l'uomo raggiunge la piena, ed unica, realizzazione politica possibile.
Quella di sopravvivere senza essere costretto a costruire qualcosa, perchè, va detto, a questa condanna la società non sottrae nessuno.
Finisce così l'obbligo del lavoro e della famiglia, la terra nutre dei suoi frutti chi sa coglierli, e la coscienza si estende fino a comprendere tutto.
Tutto questo, però, se il presupposto fosse esatto: il cosiddetto "uomo buono per natura". Ma io non ho tanta stima per il genere umano da desiderare che sia lasciato libero di fare o non fare alcunchè. Che quando qualcosa di buono si è fatto è stato sempre, in un modo o nell'altro, perchè le circostanze imponevano un ordine ed uno stile. L'unica libertà è scegliere queste due variabili politiche; la libertà di rifiutarle "tout court", entrambe, non è permessa alla povera creatura umana, se non a costo di immani tragedie.
Se non siete d'accordo andate a vivere in una foresta. Ma arrivateci a piedi, se no non vale. E niente cavallo, a meno che non ne trovate uno consenziente.
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