mercoledì, giugno 29, 2005

Un disco per l'estate.

Le previsioni meteorologiche estive dei TG sono un paradosso terminologico: quando dicono che peggiora vuol dire che arriva un pò di frescura, quando dicono che migliora vuol dire che arrivano i 40 gradi all'ombra.
Ma perchè allora usano i termini "migliora" e "peggiora"? Non possono dire che farà più o meno caldo, che sarà nuvoloso o che pioverà, e basta? Perchè occuparsi di tracciare un discrimine di valore su una cosa per sua natura tanto amorale come il clima?
Non sarà che i loro modelli di riferimento, gli unici di cui conviene curarsi sono giovani, ricchi e in vacanza?

"Bel tempo di merda!" disse il nonno, stramazzando al suolo.

sabato, giugno 25, 2005

E le bollicine?

Dal sito Indymedia.
Sono sempre più convinto che l'unico antidoto anticapitalista e' fare sesso il piu possibile degradando tutto il resto a qualcosa di secondario. Dobbiamo liberarci completamente e vivere la nostra naturale bisessualità per far cadere ogni forma di discriminazione.

Fare sesso degradando il resto... era una opinione molto in voga agli albori della teoria pangermanica (e paganeggiante) della razza, anni '20: "i problemi del mondo derivano tutti, direttamente o indirettamente, dalla repressione del desiderio sessuale", che ricalca poi, l'intuizione del ben più noto de Sade.
Se non fosse, però, che le derive tipiche di una società malata, aggressività, egoismo, competizione, casomai si acuiscono in un contesto sessuomane. Non a caso certo femminismo ha rintracciato proprio nel desiderio sessuale il nocciolo del capitalismo.

L'illusione di "stappare", letteralmente, la felicità è un disordine tipico del giorno d'oggi: "se si eliminano tutte le regole, si sta meglio tutti", questa la sostanza.
I liberisti, più pudichi, si accontentano di applicare l'inusuale ricetta solo all'economia.
Nondimeno, in entrambi i casi, è meglio camminare muro-muro.

venerdì, giugno 24, 2005

Un presidente piccolo piccolo.

Avete visto la visita del Papa al Quirinale, da Ciampi?
Cazzo, manco lo ha fatto entrare, che subito gli ha ripetuto l'articolo 7 della Costituzione: "lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani", riferendosi sotto metafora al referendum malandrino del 12 Giugno.
Poi gli ha detto buongiorno e lo ha fatto sedere.

Che forza, quel presidente: si accoda al leticare più pretestuoso dei radical, si dimentica delle libertà di espressione, si dimentica di sfoltirsi le sopracciglia...
E pensare che in mezzo ai Cinesi, or non è guari, era così contento.

Lei non sa chi sono io / secondo tempo.

Come se non bastasse poi, a giudicare dalle anticipazioni sul nuovo film, Benigni ha smesso di fare il comico per passeggiarci sui testicoli.
Anche lui, traditore.

Lei non sa chi sono io.

Si parla tanto di crisi del cinema italiano, e non si dice mai che la crisi non viene dalle stelle.
Ma come fa un pubblico internazionale educato a Monicelli, Fellini, ad Albertone, Totò, Gassman o de Sica a guardare Pieraccioni, Accorsi, Moretti?
Ciprì... Ma che cazzo di nome è Ciprì?

La commedia all'italiana non è una dittatura artistica, ma certamente in quel sapiente intruglio di amarezza e nostalgia, di gioia, ilarità e macchiette, noi italiani riuscivamo davvero bene, perchè siamo gente allegra di cuore e profonda di testa.
Siamo creativi, geniali, noi, e brilliamo nella recita a braccio, nell'osservazione, nell'improvvisazione.
Ma questo nuovo stile, questo edulcorato sentimentalismo sui travagli dei passaggi e sui passaggi dei travagli, quanto vale? Quanto vale un involtino primavera preparato a Napoli?

Abbiamo dimenticato il palcoscenico e il pubblico per l'accademia, abbiamo formato centinaia di attorucoli a metà strada tra Albertazzi e Costantino, abbiamo innalzato autori pallidi e mediocri. Ci siamo reinventati copiando e dimenticando.
La verità è che da sempre la classe culturale Italiana non ha stima di sè.
E' matematico, prima o poi si vergogna.

mercoledì, giugno 22, 2005

Bruciooooo

Due stupri in una manciata di giorni, a Milano e Bologna. Stessa dinamica: due immigrati picchiano lui e violentano lei.
Negli stessi giorni pare che un tentativo identico sia andato a vuoto per un pelo, alla periferia di Milano. Inoltre non è la prima volta.

Chi soffia sul fuoco e chi dice di non soffiare.
Se le leggi fossero applicate tutte intere non avremmo bisogno nè di piromani nè di pompieri.

Ma, a giudicare dalle acutissime osservazioni del procuratore di Bologna ("è colpa del lavoro in nero"), direi che c'è poco da sperare.
Ben vengano allora piromani e pompieri, con la speranza sottintesa che i primi, per qualche breve tempo, facciano tremare di sano ravvedimento quelli che discettano ancora, davanti all'incendio, sui se e sui ma.

Avanti noi, come al solito.

Sul Foglio di Ferrara si comincia a sparare troppo in alto.
Adesso il nostro se la prende (pagina intera dell'inserto) a pieni polmoni con le tentazioni eugenetiche degli organismi ONU.
Politiche di denatalità contrabbandate come "diritti riproduttivi", gravidanze nei paesi terzi conteggiate come "malattie sessualmente trasmesse", chiusure delle tube praticate mediante incentivi in Africa e America latina.
E si cita, tanto, troppo: femministe (Naomi Kleyn è solo una) sul piede di guerra con la "retorica rubata" dei diritti delle donne, cattolici e laici sulle tracce delle illegalità delle ONG del "family planning", dati alla mano sulla scarsa protezione medica della mortalità infantile e delle patologie legate al parto.

Insomma, si muore di parto, ma Emma Bonino non trova di meglio che un condom.
Come a dire: colpa vostra.


Siamo daccordo, ad ogni modo una domanda: è possibile mutuare tutto il fardello del rispetto della vita e compagnia bella, senza tirarsi dietro pure quel fetente protestantesimo laico amerikano?
Domando questo perchè, e qui la religione non c'entra che in parte, morire in una provetta e morire di mancanza di assistenza medica non è mica poi così diverso.

domenica, giugno 19, 2005

Adesso il popolo fa schifo.

Nientedimeno 25,9 %.
Si diceva addirittura 58 %, si prevedeva il riscatto di un mondo scentifico e femminile scalpitante, si immaginava la sonora sconfitta del medioevo antiscentifico. Niente.

Secondo me: i radicali sono riusciti nell'impresa disperata di accreditare una possibile vittoria, ben sapendo, furbacchioni quali sono, che tanta sinistra e certa destra, sempre a caccia di voti emotivi, di paroloni antroposofici e di chiacchiere impreziosite da scenziati, attori e soubrette, si sarebbero venduti non dico l'anima loro, ma certamente l'anima di tutti gli altri, pur di cogliere un successone scandaloso (o finto tale) e rumorosissimo.
Se la sono giocata tutta, carpendo la buona fede e la dabbenaggine di tutti gli idealisti che ancora cialtroneggiano con le parole della contestazione sessantottarda.
A tale bisogna ha giovato loro la profonda conoscenza del palazzo e dei vizi del potere, le importanti sponsorizzazioni in alto loco e i giochetti mediatici dell'industria referendaria.

Ma, purtroppo, tutto è andato per aria: la gente non ha ritenuto di inoltrare alcuna protesta.

Vattimo è disperato, ha detto che tutta l'Italia, se si levano quei due o tre come lui, è "un paese marcio".

sabato, giugno 04, 2005

Gianfranco finiscila!

Lo so, il tema è banale: il lento disfacimento della politica italiana (e di AN) sotto le grinfie di Gianfranco Fini. Ma è quantomai tornato attuale, dopo l'ultima maratona di incongruenze del Nostro. Allora, non parliamo del suo Fascismo-Antifascismo, che riesce a conciliare (o almeno ci prova) i voti dei nostalgici con le uscite partigiane: lui ha tutto il diritto di essere bifronte; il problema casomai è di AG, che accompagna, complice la cocaina, gli osanna al "leader" ed alle sue "aperture" alla lettura di Evola e Junger.

Parliamo di strategia politica, invece. Dunque, Fini si situa senz'altro a destra, "il nuovo che avanza", quindi; il partito di quelli che "l'inciucio" non lo hanno mai fatto, l'antipartitocrazia per eccellenza ecc. Piano piano, un passettino alla volta, adesso si trasforma e prende nuovo corpo. Cosa ne è uscito fuori? Incredibile! Una DC, però sfigata.
Prima fa quadrato con Berlusconi contro le sinistre, poi fa comunella con Follini contro Berlusconi. Prima collabora al progetto della grande destra, poi a quello del "grande centro".

Atto primo: assilla, insieme ai DC, il premier per sostituire un ministro dell'economia piuttosto nazionalista che non piace ad Andreotti. Poi, accortosi dell'errore, per evitare il peggio (cioè la sostituzione col democristianissimo bancario Mario Monti), accetta il vice di Tremonti.

Atto secondo: alla prima avvisaglia di sconfitta elettorale (le regionali) batte i piedi per sostituire il vertice della CdL, d'accordo con i vecchi DC. Dopo si accorge che i DC hanno due strade per arrivare al potere, mentre lui ne ha una sola e, quando vede Follini fare l'occhiolino a Rutelli, dichiara la ritirata ai suoi. A quel punto rompe l'amicizia con Follini, rimanendo così isolato, e si becca pure Tremonti come compagno di banco.

Atto terzo: a causa del calo di voti di AN, è costretto ad aderire al progetto di partito unico fondato dal (e sul) Cavaliere. Ma la proposta (quella che gira in questi giorni) è: lui segretario, Casini premier e Berlusconi presidente della repubblica. Un bel pasticcio all'italiana, con un cavallo vincente, uno in sorpasso e uno parcheggiato (indovinate chi è?).

Finalino: alla disperata ricerca di consensi a poco prezzo, si spaccia per tutto (avete presenti quelle ragazze che l'hanno già data una volta, e quindi...): libertario, partigiano, sindacalista, radicale. In una girandola di illusioni prima sostiene la candidatura di Emma Bonino all'alto commissariato UE per i rifugiati e poi se la dimentica (facendola infuriare); prima sostiene la linea cattolica del partito, fino a fondare addirittura una commissione interna per le questioni cattoliche, poi si dichiara contro la legge sulla FMA (che lui stesso, in preda ad un pio furore, aveva fatto votare); prima si dichiara di destra, poi apre alle strumentali richieste del sindacato sul "contratto degli statali". Insomma ci prova con tutti.

Un ultimo particolare: qualcuno ha spettegolato su di lui a proposito della incredibile scelta sul referendum. Fini se la farebbe con la Prestigiacomo. Come ha risposto lui? "E' una calunnia maschilista..."
Questa è davvero bella. Sarebbe maschilista se la Prestigiacomo fosse stata costretta ad andare a letto con lui. Qui si è parlato invece di un accordo più che paritario tra amanti in barba alla correttezza istituzionale, che c'entra il maschilismo?
Attenzione, nessuno aveva ancora affermato che la bella ministra gliel'aveva data in cambio del voto, ma solo che un flirt preesistente aveva influenzato il leader di AN. Fini insomma poteva uscirsene con una battuta elegante e cavalleresca. Invece, praticamente ha affermato: "no, la Prestigiacomo non sì è prostituita con me per farmi votare si", tradendo, forse, addirittura una fantasia erotica. Quella sì maschilista.

E adesso la Prestigiacomo non gliela dà nemmeno da morta.