mercoledì, maggio 31, 2006

L'illusione del meglio.

A: "Sai che ti trovo bene?"
B: "Non essere futile."

Si respira tanta edificante serietà, al governo ma non solo, che i cagnolini la fanno al bar, dopo aver ordinato caffè.
In tutto questo maturo guazzabuglio uno come me fa solo brutte figure, ne convengo.

venerdì, maggio 19, 2006

Pane e volpone.

Un esercito di persone credibili; aggiornati sulle ultime novità della medicina ginecologica, aperti e per nulla prevaricatori, gente che prende sul serio anche la richiesta di "mettersi sopra", e gentilmente passa il turno (per non sembrare...). Sono i donnisti, una specie di sindacalisti delle dinamiche dell'accoppiamento, non guardano le zinne ma la cultura, non le natiche ma lo sguardo, e sono sempre pronti a mettersi in difesa (garbata) delle inevitabili sorti e progressive dello scambio dei ruoli neo-matriarcale.
Guarderanno voi, sudici animali da bar, con la commiserazione e la vergogna di chi osserva un parente alla gogna. E la gogna ve la prepareranno loro stessi, anticipando, ruffiani, il giudizio della corte, tirando in ballo la decenza e la vostra ottusità e la repressione che vi fa aggressivi eccetera eccetera. Lembi di veste per tutte le parti...
A sera poi, torneranno sazi e soddisfatti all'ovile di qualche Valchiria, qualche Grande Madre all'ombra della quale non c'è guerra e non c'è fame, laddove tutti hanno tutto e nessuno sa cos'è la gelosia.


Volevano fare i furbi, ma nel letto troveranno un altro, che li pregherà molto poco gentilmente di cambiare aria.
Nel mentre la Valchiria, mezza nuda come mai e spettinata, tacerà imbarazzata.

mercoledì, maggio 17, 2006

Photoshop!

I colori sono una entità relativa. Perlomeno, relativa è la nostra percezione dei colori.
Mi è capitato di rendere trasparente, con un programma di grafica, un colore, o meglio: in una immagine in cui avevo più "livelli", cioè più oggetti distinti che si possono sovrapporre o posporre, ho provato a far leggermente trasparire un oggetto rosso. Al 10, poi al 15 % il rosso ha rivelato lo sfondo sottostante, bianco. Aumentando la trasparenza, e approssimandomi al 100% il rosso era diventato quasi impercettibile, mentre risaltava sempre di più il bianco che c'era dietro.

In effetti, questo è un inganno dell'occhio. Il computer non può far "trasparire" il rosso, ma può darmi l'illusione che sia così, presentando al mio occhio tonalità sempre più rosa, fino al rosa chiarissimo e infine al bianco.
Morale: il rosso non c'è più, sostituito da un altro colore della scala dei "rosa", ma il mio occhio percepisce esattamente il contrario, cioè l'illusione di un rosso trasparente, un parossistico rosso che non è rosso. Morale della morale: il rosso non esiste, come non esiste nemmeno il bianco dello sfondo, ma io riesco a cernere entrambi, situazione mentale cosciente e decisamente visionaria.

Utilizzo quel programma da anni; chissà perchè solo adesso mi è venuta questa pensata. Lo scandalo di "calciopoli", forse, o magari la nomina di Napolitano a presidente della repubblica.

lunedì, maggio 15, 2006

"P' cient'ann" (Augurale:"per cento anni").

"I giovani dicono... i giovani sono il futuro... i giovani pensano".
Quanto più il tribuno è vecchio e raggrinzito, consumato e sclerotizzato nella sua durezza, tantopiù i toni si fanno entusiastici e ammiccanti: è il feticcio giovanilista.
E' come il femminismo peloso di chi corteggia una donna dalla quale si speri di spuntare solo una notte d'amore: proposte niente, complimenti tanti. Così: "Ho fiducia nei giovani", "credo nelle future generazioni".
Se gli chiedete di che, per cosa, nessuno vi risponderà. La risposta è fuori luogo: non serve una risposta, serve un pretesto.

Non c'è cosa più nauseante di una vecchiaia giovanile: mille antri abitati da predatori, parassiti e non voglio immaginare cos'altro.

venerdì, maggio 12, 2006

Capotavola

Rousseau, alla veneranda età di 300 anni è morto. Era ora; non è per cattiveria, ma non ho mai compreso perchè c'è gente che campa tanto poco mentre altri ci rimangono sul groppone così tanto.
Sono diverse generazioni che la mia famiglia, come ogni famiglia occidentale del resto, mantiene Rousseau: tavola franca, alloggio, gli abbiamo demandato persino la gestione, via via sempre più generale, degli affaracci nostri.
"L'uomo è buono per natura, è la società che lo corrompe". E via così, a fiducia. Signor Rousseau, l'autorità osta, vero? Signor Rousseau, che faccio seguo il cuore? E' giusto così vero?
Abbiamo sviluppato la fiducia dell'atleta: sono il migliore, ce la farò. E con quel "ce la farò" noi si dovrebbe intendere, grossomodo, che riusciremo a migliorare il mondo e cose del genere. Senza l'aiutino di uno stile, di un'etica, di un'autorità.
E invece poi arriva internet; strumento di difesa (dicevano) che invece si dimostra un maledetto strumento di attacco. Girateci un pò, c'è roba terribile; c'è la prova del nove della nostra bontà. Nostra, di noi che navighiamo.
E l'uomo (quello buono per natura) guarda gli altri e vede sè stesso per ore, ma dopo un pò, invece di fare qualcosa di edificante, e nonostante non ci sia nessuna società a corromperlo nel chiuso egotico della sua multimedialità, sbadiglia.

Pam!

Rousseau stamattina giaceva riverso nel cesso di casa mia, con una mano aggrappata al bordo del sanitario. Abbiamo sfondato la porta; sullo specchio una parola, che immagino abbia voluto dedicare a noialtri: "maledetti".
Quindi non solo ha occupato il bagno per un'ora, ma si permette pure il lusso di fare l'offeso.

mercoledì, maggio 10, 2006

Zio Giorgio

Mio zio ha lavorato tutta la vita e odia tutti. Odia i suoi colleghi di lavoro, odia la noiosa moglie e i figli profittatori, odia i parenti me compreso, odia i vicini di casa e i vicini di sedile sul tram.
Ma è, il suo, un odio senza passione, è una indifferenza, una insofferenza soffocante. Mio zio si sente buono solo quando va con le prostitute, meschina consolazione di un uomo senza sangue.
Non che lui ami le donne che gli si vendono: lui odia tutti allo stesso modo. Ma ama ancora tutti i suoi sogni falliti, i suoi smarrimenti nella voragine delle competizioni. Mio zio non ama nemmeno più sè stesso; ama soltanto ciò che sarebbe dovuto diventare e non è diventato.

Per dire, mio zio è una candidatura istituzionale.

Germania arriviamo!

Napolitano è una candidatura istituzionale. Lascia stare che pochi mesi fa era uno dei decani del comunismo italiano, lascia stare che è iscritto all'internazionale socialista, lascia stare che ha capeggiato una corrente politica interna del partito comunista, lascia stare che fino a qualche anno fa se la litigava amabilmente con Cossutta su squisitezze tutte istituzionali come la rivoluzione, la lotta di classe e la forza progressiva delle repubbliche socialiste, lascia stare.
Lascia stare poi che lo hanno votato solo quelli che hanno firmato l'accordo di coalizione con Romano Prodi, converrai che, escluse queste trascurabili casualità, non c'è nulla che faccia pensare che si tratti di una candidatura politica.

E poi scusa, dimostrazione: cosa credi che tiferà ai mondiali? Ehbè, più istituzionale di così...

sabato, maggio 06, 2006

Digerselz

E dateglielo 'sto cazzo di colle a D'Alema. Ma che vi frega dico io, tanto non è nemmeno vostro. Una volta che uno può fare il signore...
E poi, davvero vi piaceva Ciampi? Oh dico: si vive così dalle vostre parti, tanto per passare il tempo?

Amato, dicono. Ma quale Amato, qui a forza di russare si odiano tutti!

lunedì, maggio 01, 2006

Allegria dipinta

Festa dei lavoratori. Ma vi siete mai soffermati sul significato del termine "festa"? Celebrazione o ricordo, la festa è la ripetizione simbolica di un qualcosa: evento, antefatto o semplicemente atto creativo.
E il primo maggio? Si ricordano i lavoratori, ma quali? Non quelli della tradizione cattolica, quelli che si votano a S. Giuseppe, no. Questi qua di norma non hanno bisogno di votarsi a nessun santo, perchè in teoria le "progressive sorti" sarebbero loro assicurate da una regola storica. E mica tocca essere marxisti per pensarla così, questo è oramai patrimonio pubblico.

E allora, festa! Come al sabato sera, dove si festeggia nient'altro che il rito della spensieratezza, ci sia essa, o ci abbia abbandonati, o non ci abbia mai conosciuti.