venerdì, giugno 24, 2005

Lei non sa chi sono io.

Si parla tanto di crisi del cinema italiano, e non si dice mai che la crisi non viene dalle stelle.
Ma come fa un pubblico internazionale educato a Monicelli, Fellini, ad Albertone, Totò, Gassman o de Sica a guardare Pieraccioni, Accorsi, Moretti?
Ciprì... Ma che cazzo di nome è Ciprì?

La commedia all'italiana non è una dittatura artistica, ma certamente in quel sapiente intruglio di amarezza e nostalgia, di gioia, ilarità e macchiette, noi italiani riuscivamo davvero bene, perchè siamo gente allegra di cuore e profonda di testa.
Siamo creativi, geniali, noi, e brilliamo nella recita a braccio, nell'osservazione, nell'improvvisazione.
Ma questo nuovo stile, questo edulcorato sentimentalismo sui travagli dei passaggi e sui passaggi dei travagli, quanto vale? Quanto vale un involtino primavera preparato a Napoli?

Abbiamo dimenticato il palcoscenico e il pubblico per l'accademia, abbiamo formato centinaia di attorucoli a metà strada tra Albertazzi e Costantino, abbiamo innalzato autori pallidi e mediocri. Ci siamo reinventati copiando e dimenticando.
La verità è che da sempre la classe culturale Italiana non ha stima di sè.
E' matematico, prima o poi si vergogna.

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