Aspettavamo il ritorno e il ritorno c'è stato. Niente trionfi, niente scandali: Santoro ritorna da professionista, parla poco, qualcuno ribatte di mestiere.
Non si esce fuori dal passato, finchè la differenza tra il prima e il poi non la si colga che in disaccordo: per qualcuno la libertà è incondizionata, per altri le regole vanno rispettate.
Santoro, comunque, è entrato in scena alla maniera antica: viva la libertà, viva la fratellanza. Bon, fa il suo mestiere; attempato, demodè forse, ma lo fa.
Una cosa mi ha inquietato, però. Senza soluzione di continuità, dopo aver inneggiato alla libertà eccetera eccetera ha gridato: "viva la cultura!".
Ecco, questo cerchio logico per cui chi non è dei loro era un asino a scuola gli ha già fatto perdere due competizioni elettorali (forse, potremmo dire tre), ma loro ci rifanno.
Ce li avete presenti quelli che in prima media prendevano otto, diventavano antipatici e facevano comunella? Bene, dopo dieci anni te li ritrovi che sono rimasti antipatici, i voti non ce li hanno più, e sono diventati la caricatura di sè stessi.
Invece mi pare che nel cervello malato degli italiani Berlusconi ricordi ancora quel testa di cazzo dell'ultimo banco che prendeva sempre cinque. Quello te lo ritrovi puntualmente dopo dieci anni che è diventato una sagoma, è pieno di gnocca e magari ha fatto pure fortuna. A chi dedichereste una rimpatriata?
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