sabato, ottobre 15, 2005

Ruggine.

Lapo Elkann si è sentito male per la coca. Tutti i giornali tranne due, e quasi tutte le firme, si sono profusi in consolazioni ed hanno chiarito: "niente moralismi!".
Per carità, il moralista no.
Ma l'amore di giustizia non si tocca: diciamolo, questa è una classe dirigente che si ossessiona nel culto di sè eppure si dispera; questa gente decide parte del futuro di molti di noi e non riesce a gestire non dico la propria moralità (che sono affaracci loro, e magari io ne faccio di peggio), ma la virtù d'oro della moderazione.
Coca, travestiti, collassi e indigestioni. Che c'entra la morale, in questo caso? Non è il giudizio sull'uomo (un normale inquieto adolescente), ma il giudizio sulla storia della famiglia più imporante d'Italia. Un ristretto circolo dove a nessuno importa più nulla di quello che importa alle famiglie oneste: progettare il futuro, onorare almeno per pietà delle apparenze il proprio passato, vivere con decoro le divisioni, regolare gli affari propri senza buttarli nel fango della maldicenza altrui.

Cocainomani, eccessivi, annoiati e snob, questi qua non hanno più forze, più cervello, più coglioni. E si crede davvero che basti adularli per farne degni uomini di potere?
E poi, guardate bene: anche di tutto questo stuolo di consolatori a loro stessi non importa più nulla.
Al crepuscolo ogni cosa diventa inutile. Punto.

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