lunedì, gennaio 16, 2006

Il re del nulla che sarà.

Ho dei diritti, sapete.
Ne ho tanti, anche; ne ho talmente tanti che ne faccio quello che mi pare. Mi ferma la guardia, e gli dico "conosco i miei diritti". Qualcuno non mi dà qualcosa, e io: "è un mio diritto".
Conta poco che quei diritti che vanto ci siano o meno; io ho il diritto di rivendicarli, perchè potrebbero esserci, o magari ci saranno. Mi basta il tempo di organizzarmi con altri due o tre e costituirmi parte civile presso qualche corte, tipo quella europea (quelle internazionali sono sempre le migliori), contro il mio involontario nuovo aguzzino.

Di diritti ne faccio un fascio per colpire chi non ne ha (o non ne ha ancora), li affilo e li scaglio contro chi non se li cerca per giustificarsi, li butto in caciara, li pesto e poi ve li faccio mangiare.
Voglio il diritto di vincere, il diritto di perdere senza saperlo, il diritto di pareggiare e di fermarmi quando mi va. Il diritto di decidere il senso alle parole: "amore, lavoro, libertà". Voglio il diritto di non pagare, il diritto di ripensarci, il diritto di cambiare il gioco e di difenderlo ad oltranza contemporaneamente.

Guardate, voglio il diritto di non avere diritti e quello, dopo, di riaverli indietro, che mi frega? Il diritto, per me, è un gioco a costo zero.

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