venerdì, novembre 18, 2005

Permesso.

Un particolare dei nostri centri storici: la diffusione capillare di quegli aggeggi di ferro che servono a non far sedere gente davanti alle vetrine.
Li avete presenti? Sono intelaiature di metallo, dalla forma decorativa ma dagli effetti micidiali: ti si infilano nel culo e tu hai voglia a dire che sei stanco morto e che un posto vale l'altro. Tempo trenta secondi ti alzerai con le chiappe deformi e doloranti.

Guardiamo ai simboli. Quegli aggeggi dicono più di quanto non vogliano. Dicono per esempio che c'è gente che cerca un posto dove sedersi, che sono troppi, e che ci sono i proprietari delle "seditoie" che non tollerano che vi ci si sieda.
A pensarci, si tratta di banalissimi gradini, roba che in Europa era quasi un'istituzione sociale. Fare sedere sui propri gradini era una beneficenza a costo zero che forse, in altri tempi, dava addirittura un lustro (magari ipocrita) alle ricche dimore.
Il famoso avaro dell'opera "47 morto che parla" di Ettore Petrolini era talmente tirchio da far pagare l'occupazione dei suoi gradini ai mendicanti. "Zona centrale!" giustificava. Faceva ridere l'idea che qualcuno speculasse sul sedere degli altri.
Tra l'altro ai gradini si appoggiava una persona anziana, un viaggiatore pendolare dai piedi doloranti, un tizio al quale si fosse slacciata una scarpa, un operaio in pausa per un panino...
Oggi non ci si siede più, ed è una brutta cosa, ma ancora più triste è che il fataccio ha i suoi buoni motivi.
Perchè oggi non si siede quasi più chi ha bisogno, come una volta. Guardate i gradini del centro; oggi si siedono sedicenni viziati ma anarcoidi, si siedono migliaia di cialtroni, nazionali e d'importazione. Si siede gente che non ha rispetto di nulla.

E così, sedetevi comodi (se potete) e godetevi il paradosso: a furia di farsi sedurre dal sottile brivido del progressismo fricchettone, la borghesia radical-scic ha riempito le nostre città di nullafacenti cronici, disperati, incivili e senza nessuna possibilità d'integrazione. Poi, in aggiunta, ha pure sguinzagliato i suoi figli trendy per imitare i modi da barbone del suo proletariato immaginario.
Di questo passo i gradini si sono riempiti, sovraffollati di tutti, tranne che di veri bisognosi. Quando poi sono arrivati sul mercato quei famosi aggeggi, cinica ma comprensibile forma di difesa di commercianti e condomini, ecco che zingari, punkabbestia e perdigiorno se ne sono andati (spesso ai tavolini dei bar), e i poveracci veri di cui sopra sono tornati, increduli, a verificare quanto fosse cambiato il mondo.

Con i nuovi aggeggi di ferro, degna bandiera delle nostre città d'arte, chi ha davvero bisogno di sedersi si fotte. Letteralmente.

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