venerdì, agosto 26, 2005

Le dimissioni della realtà.

Poichè ier sera quel merdaiolo di Cofferati (ve lo ricordate, il compagno da salotto, il sindacalista-chiwaua) ha ricordato la strage di Bologna, insistendo oscenamente su quella verità tutta opinabile (anzi, per molto meno lui e suoi pari la definirebbero vergognosamente falsa, se riguardasse i fattacci loro) che vuole che la stessa sia stata una strage fascista, credo di servire la verità ricopiando sul mio umile blog un articolo di tale signor Renzaglia, coinvolto e prosciolto nella faccenda e poi, credo, risarcito, dagli stessi sbirri che accreditarono per primi la tesi che oggi a quanto pare ancora spopola nei salotti bolognesi.


"Venticinque anni fa, il 28 agosto 1980, venivano spiccati ventotto mandati di cattura. L’operazione, ideata e guidata dal dott. Russomanno, dirigente del servizio di controspionaggio del ministero degli interni, Sisde, ed avente come obiettivo la destra radicale, fu la prima del dopo strage.

Quel depistaggio non durò a lungo: era stato costruito troppo male. Tutti e ventotto fummo prosciolti nel giro di pochi mesi. Fu il primo di tre depistaggi dei quali io stesso fui oggetto.

Il più importante si concretizzò qualche mese più tardi: il Sismi – servizio segreto militare – mise (e ritrovò…) in uno scompartimento del treno Taranto-Milano un mitra, due biglietti aerei a nome falso ed una borsa contenente lo stesso esplosivo utilizzato a bologna. Come mai massimi dirigenti del Sismi che avevano costruito quella pista (e furono poi condannati, rei confessi, in un processo nel quale noi fummo parte civile) avevano utilizzato proprio quell’esplosivo, se la perizia relativa alla strage non era stata ancora depositata? Come facevano a sapere quale esplosivo era stato usato alla stazione di Bologna? Nessuno glielo ha mai chiesto. Così come nessuno si è mai domandato come mai quella pista era stata ideata agli inizi di luglio, ovvero un mese prima della strage. Chi commissionò quella pista prima ancora di compiere il massacro?"


Com'era quel fatto? "Se il popolo non è d'accordo col partito, il partito chiede le dimissioni del popolo".
Addirittura in questo caso è la realtà accertata a non andare d'accordo col partito. Ma tant'è...

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