domenica, maggio 01, 2005

Primo Maggio festeggiato, lavoratore coglionato.

I lavoratori gridano a gran voce la rabbia per la precarizzazione del lavoro: oramai nessuno ne è immune. Non bastano infatti le nuove assunzioni "atipiche"; anche coloro che sono entrati in fabbrica con un contratto a tempo indeterminato adesso rischiano di ritrovarsi per strada.
Dicon tutti: "il Berlusca, da bravo oligarca quale è, se ne frega altamente dei lavoratori".

Io ricordo un misterioso oggetto di qualche anno fa: se ne parlava tutti senza sapere di preciso cosa fosse, e al solo nominarlo si accalcavano nei crani vuoti di noi poveri elettori atmosfere burocratiche e tecniciste che mettevano a disagio: "pacchetto Treu". Cos'era? Praticamente l'uovo di Colombo della "new economy", in versione spaghetti: delegificazione del collocamento, via libera al "mercato" delle assunzioni, ampia libertà nella stipulazione di contratti "atipici" di lavoro subordinato. Il problema, si osservò allora, è che il lavoratore non ha alcun potere contrattuale per poter scegliere o rifiutare un lavoro precario. Spesso è obbligato ad accettare condizioni vessatorie, per questo i contratti devono essere equi e standardizzati.
Invece niente. Si andò avanti per quella strada, a nulla valendo le giuste proteste, assecondando la tendenza (forse inevitabile) dell'economia globale di tagliare il costo fisso più "maltrattabile": la manodopera. Oggi quella "novità" alla povera gente piace sempre meno.

Niente di strano, se non fosse per un particolare: il "pacchetto Treu" lo ha inventato il governo Prodi. Berlusconi lo ha solo "gradito".

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