giovedì, febbraio 23, 2012

I migliori anni della nostra vita.

La saldatura storica tra le litigiose fazioni popolari, infiammate da alcuni secoli di cocciuto e pretestuoso campanilismo, almeno qui in Italia, si è miracolosamente realizzata nell'aspettativa, collettiva e trasversale, che in questo secolo di incertezza e di paura un gruppo di accreditati aristocratici faccia al posto nostro le scelte giuste. Viene fuori la proverbiale pragmaticità nazionale e siamo tutti d'accordo: che siano le scelte da noi sempre disprezzate, le scelte dolorose e responsabili che abbiamo sempre deriso. Berlusconi subisce i processi, Bersani il liberismo, e nessuno protesta di niente.
Sembra che, dopo l'impetuoso entusiasmo conflittuale dell'adolescenza, sia infine arrivato qualcosa di simile al saggio e composto discernimento dell'età matura. E difatti, manca d'un tratto la voglia di combattere, sorge l'esigenza di fermarsi nelle acque sicure di un porto, i vecchi nemici diventano consorti e i progetti, quei pochi che si fanno, sono tutti poesia di sacrificio.

Ammettiamolo. Alla luce di tutta questa maturità, la Costituzione sembra quasi un'intemperanza.

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