Davanti ad una crisi di liquidità dalle proporzioni colossali, e alla contrazione produttiva peggiore degli ultimi decenni, Obama ha già fatto tre leggi: ha chiuso Guantanamo, ha riattivato i finanziamenti per l'aborto nel terzo mondo e quelli per la ricerca sulle staminali.
Politicamente, solo la prima ha qualche pregio morale. Ma in realtà chiudono a Cuba e riaprono in Afghanistan. Le altre due sono residuati sessantottini: forse discutibili, probabilmente inopportuni, certamente inutili. E che c'entra con la crisi, dirà qualcuno cioè io, questo prologo legislativo? Niente. Una vera programmazione di interventi economici, per la crisi, manca del tutto. E come mai, diranno tutti a questo punto? Sarà mica incapace, l'Obama lì? No.
La ragione è nella Sindrome di Stoccolma.
L'uomo del secolo è una vittima. Voleva soltanto essere un bravo presidente, dimostrare che siamo tutti uguali, non perdere la grande occasione. Liberarsi e liberare.
E invece a quelli che lo incensano, cresciuti a pane e Marcuse, lui piace solo perchè fa etnico, nulla più. E' un mondo intellettuale esangue e sfatto, quello dei democratici americani. Talmente giù, che risente di tutti i fallimenti altrui, senza poter beneficiare delle proprie antiche medaglie. Un mondo che apprezza solo per dispetto, che lusinga solo per rivincita.
Lui, di rimando, non resiste, non può fare a meno di ricambiare lusinghe tanto altolocate, e con amorevole mitezza non osa, non si reputa all'altezza, forse non si pone nemmeno il problema, di fare più di questo. Un meccanismo perfetto di amore e morte.
Vi ricordate la storia di quello che amava tanto il suo cane che quando morì se lo fece riporre nella bara? Commuovente, peccato solo che il cane era (ancora) vivo.
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