lunedì, dicembre 08, 2008

Avanti tutta.

Magari fossero contestazioni, quelle di questi giorni alla ministra Gelmini che vuole cambiare la scuola italiana.
Magari quelli più anziani in piazza fossero davvero dei cattivi maestri, e i più giovani degli insubordinati. Magari fossero picchetti, quei presidi minacciati, e pugni chiusi quelle mani minacciose. Avremmo, almeno, di che preoccuparci.
E invece non sono niente. La storia si ripete in farsa, a volte, quando è già stata tragedia; figuriamoci poi, quando già è stata un'improduttiva farsa la prima volta, cosa potrà mai diventare trenta e passa anni dopo. Una bieca messa in scena?
Inutile concertarsi con questa piazza qui. Giovani segaioli come lo siamo stati tutti, bisogna solo rimanere ad osservarli nel medio periodo: alcuni di loro, altri trent'anni ed avranno limato abbastanza le proprie idee, da potersi congedare dalla partecipazione civile come inguaribili e innocui nostalgici, come patetici sedicenti incompresi, o come battaglieri stanchi e nauseati di ogni cosa reale.
Patetici, forse, come vecchi professori comunisti, di quelli che nel 2008 si sono ridotti a fare a gara di giovanilismo tra loro e con gli alunni, con traballanti e, spesso, imbarazzanti esiti.
Naturalmente, solo i ragazzi più ingenui finiranno così.
Quelli più prosaici, infatti, scopriranno tra pochi anni le delizie del capitalismo, e appena avranno un figlio prenderanno a odiare immigrati, zingari e terroni.
Adolescenzialmente parlando, il progressismo sta all'intolleranza come il vino al mal di testa.

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