giovedì, novembre 13, 2008

Guardatemi.

Questo è un testamento morale.
Fatene ciò che vi pare, dacchè quando accadesse ciò che sto per dire, potrei bene aver cambiato idea.
Innanzitutto: non vi arrogate il diritto di parlare a mio nome, diffido padri e madri dall'interpretare la mia volontà, perchè essa, nel momento, sarebbe inesistente. Non inespressa, attenzione, ma scentificamente inesistente.
Parlo del giorno in cui, a causa di una patologia simile a quella di Terry Schiavo, diagnosticatami anni fa, potrei finire in coma vegetativo.
La volontà, che altri dovessero esprimere a mio nome, non esiste che nelle loro menti, ed è il precipitato mentale di idee, paure personalissime, ideologie, interessi.
Diffido quindi fin da ora chiunque dall'esprimere, quando sarà, un parere in merito alla mia intenzione di suicidarmi, senza farla precedere e seguire dalla esplicita precisazione che si tratta di una sua personale, ed arrangiata, supposizione.
Diffido anche gli amici, soprattutto per decenza, dall'esprimere pareri in merito ad idiozie del tipo "la sua voglia di vivere", "il suo grande amore per la vita" ecc., perchè esse potrebbero facilmente diventare strumento di pressione psicologica su fidanzate, madri, medici. A me la vita piace, lo sanno tutti. Quello che c'è nel coma vegetativo, invece, mi è indifferente.
E non sono io a crederlo; siete voi, senza nessuna eccezione, ad affermarlo. L'ha detto alla tv persino il padre di Eluana Englaro, stasera: "Eluana non prova nulla".
Quindi io non proverei nulla, e pertanto nessuno è autorizzato a supporre una mia qualche volontà di fare o non fare alcunchè, e nessuno è autorizzato ad affermare che io soffra o stia male o semplicemente non stia bene in quella situazione, perchè non è vero.

Io comunque vorrei restare nel mio letto, se finirò a quel modo. Vorrei che spendiate tempo e denaro per garantirmi di sopravvivere, grazie.
Non mi spaventa, ed anzi trovo idiota questa paura, dormire di quel sonno così profondo, così stabile. Non provavo nulla prima di vivere, non proverò nulla in quei giorni. Se c'è un aldilà, ci andrò, prima o poi come tutti, se non mi sveglio. Se non c'è, meglio trattenersi un pò tra i vivi, hai visto mai.
A proposito, evitate anche la parola "liberazione". Rivela germi mentali marxisti, o peggio induisti: libero da cosa? Credete nella reincarnazione, forse? Beh, io no.
E venitemi a trovare, invece di fare chiacchiere. E magari approfittatene per rimirarmi, in tutta la raggiante tristezza del mio stato, e cavare qualche riflessione da quelle testoline. Così, anche solo qualche pensierino da rivendersi a cena, per fare gli intellettuali, gli uomini vissuti.
O tacete, e guardatevi i fatti vostri, che a me la vostra presenza non è indispensabile. Mi basta la pietà dell'ultimo dei tecnici ospedalieri.

Magari poi, là per là, cambio idea, di questo sono perfettamente cosciente; magari là per là rinsavisco, da qualche parte nella corteccia cerebrale, giusto un attimo per rendermi conto di cosa è successo, e decido che voglio morire.
Se riesco, ve lo faccio capire, eventualmente, ma non ci sperate.
Ad ogni buon conto, fin da ora per allora, chiedo scusa a tutti: al mondo che cerca risposte rapide, alla gente abituata a risolvere tutto e subito, ai politici che devono dare risposte puntuali e tempestive, ai giudici che vogliono legiferare in occasione delle sentenze.
Mi dispiace, davvero, so di essere solo un piccolo incidente, e che tutti avete da fare. Ma dovrete aspettarmi, forse tanto tempo, col rischio che non arriverò.

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