mercoledì, maggio 10, 2006

Zio Giorgio

Mio zio ha lavorato tutta la vita e odia tutti. Odia i suoi colleghi di lavoro, odia la noiosa moglie e i figli profittatori, odia i parenti me compreso, odia i vicini di casa e i vicini di sedile sul tram.
Ma è, il suo, un odio senza passione, è una indifferenza, una insofferenza soffocante. Mio zio si sente buono solo quando va con le prostitute, meschina consolazione di un uomo senza sangue.
Non che lui ami le donne che gli si vendono: lui odia tutti allo stesso modo. Ma ama ancora tutti i suoi sogni falliti, i suoi smarrimenti nella voragine delle competizioni. Mio zio non ama nemmeno più sè stesso; ama soltanto ciò che sarebbe dovuto diventare e non è diventato.

Per dire, mio zio è una candidatura istituzionale.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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