giovedì, luglio 12, 2012

Ho visto un re.

Il socialismo è l'ideologia più ingenua della storia, figlia di un tempo in cui i re e i capitani d'industria erano ancora proprietari di uno stile e di una cultura diversa e superiore. Essi infatti, al di là delle personali tenute morali, erano guardiani di un patrimonio di regole che imponevano loro, verso chiunque, etichette di rispetto, di distanza, di sensibilità e di prudenza, e proprio per questo, in qualche modo, erano percepiti dalla società come soggetti necessari, e per tanto rispettati. Ma oggi, perchè chiedere ancora la testa delle casate nobili e borghesi d'Europa, quando si può ammirare il loro quotidiano disfacimento nel diluente delle plebi più semplici? Diete, cocktail e tatuaggi, eccessi e chiacchiere, le classi dirigenti assomigliano sempre di più ai liberti arricchiti di fine impero: raffinati ed eleganti, ma in nulla dissimili a coloro che vorrebbero governare in quanto a cultura e prospettive.
E' merito forse della maggiore accessibilità ai saperi, che pone all'attenzione di chiunque libri e musiche degni di un re; o è colpa, magari, della maggiore promiscuità sociale, provocata in politica dagli sconquassi della Riforma, chissà.

Sta di fatto che il socialismo è stato l'ultimo atto d'amore dell'Europa per la sua storia, l'ultimo tentativo di salvataggio del suo antico e complicato fardello culturale; in quell'odio per le classi dirigenti coltivato dagli intellettuali c'era, oltre all'anelito progressista, una straziante richiesta di ordine e di stile, diretta a classi dirigenti percepite oramai come inutili contenitori di privilegi. Destra e sinistra infatti, nella storia del socialismo, si confondono e si annullano.
E forse proprio per questo il socialismo, più passa il tempo, e più affascina solo le persone ben nate (depositarie, quasi inconsapevoli ormai, di frammenti di quella cultura "alta"), mentre la gente semplice, più passa il tempo, più si allontana dall'Utopia, per esercitare il mestiere del piccolo epicureo.

Il socialismo fu il lamento dell'Europa dinanzi alla rovina della sua nobiltà; il seguito è un grande, lungo atto d'indifferenza. Se passeremo dall'indifferenza all'oblio, mescolati con mille altri popoli e mille altre guerre, e ricostituendo nuovi ordini e nuovi stili, io non lo so. Ma sono sicuro che l'indifferenza, finchè resta tale e non si fa ancora oblio, nasconde sempre il dramma onirico del viaggio a ritroso.


E qui casca l'asino, puntualmente.

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