lunedì, aprile 12, 2010

Elisa Claps

Lo scenario che si è definito subito dopo il ritrovamento del corpo di Elisa Claps è per certi versi simile a quello che si definì subito dopo la sua scomparsa: nebuloso, incerto persino nei suoi elementi descrittivi, farcito di nomi che sembrano tirati per i capelli.
Vediamo.
Subito dopo il ritrovamento del corpo nella Chiesa della Trinità si scrive che Elisa era murata, e che è stata trovata da operai intenti a ordinarie manutenzioni dell'edificio.
Poi si rettifica: non era murata, era ricoperta di tegole e detriti. Infine si dice: non era nemmeno nascosta da sfasciumi, era semplicemente appoggiata sul pavimento.
La cosa più evidente sarebbe di ritenere che il corpo non sia stato sempre in quel posto.
E' evidente, infatti che esso, se esposto alla circolazione delle correnti del sottotetto, avrebbe emesso un odore troppo intenso per settimane, e sarebbe stato scoperto.
Si dice poi che era parzialmente mummificato. Questo conferma, se ce ne fosse bisogno, il dubbio precedente: in un sottotetto così ampio e presumibilmente arieggiato un corpo non si mummifica. Per mummificare un corpo non basta il buio e l'aria viziata, serve un'atmosfera rarefatta, da rendere impossibile i normali meccanismi aerobici (quindi, anche la stessa respirazione).
E quindi, se il corpo di Elisa non è stato sempre in Chiesa, o almeno non sembra che sia stato così, non vi pare opportuno chiarire chi ce lo ha portato, quando e perchè?
Del resto, che Elisa non sia stata sempre lì lo dimostra anche un altro elemento: nel 1996 un operaio è salito nel sottotetto, lo ha girato tutto e non ha visto nulla di strano, nemmeno cumuli di detriti.
Il corpo di Elisa, quindi, non è lì da sempre, ma ci è stato portato. Eppure sono in tanti, sui giornali, che si sono affrettati a concludere che il corpo sia lì da 17 anni: senza fare cattivo odore, misteriosamente mummificandosi, senza che nessuno lo trovasse mai, nemmeno l'operaio salitovi nel 1996.
Ma se solo si ragionasse sull'ipotesi più verosimile, e cioè che il corpo si sia mummificato altrove (presumibilmente murato in tutta fretta, il che spiegherebbe la mummificazione delle sole gambe: una micro frattura della muratura, in zona alta, cioè alla fine del "lavoro", che ha permesso per mesi una limitatissima circolazione di ossigeno), si vedrebbe con ogni chiarezza che il mistero di Elisa comincia quando qualcuno fa di tutto per farla ritrovare (oltre alla messinscena dell'infiltrazione d'acqua, rivelatasi fasulla, anche le scritte nei bar della città).
E dunque, domandiamoci perchè portare un corpo lassù, e perchè esporsi con questa maldestra messinscena del ritrovamento "casuale"?
Forse qualcuno voleva rendere i resti di Elisa alla povera madre? E' possibile, ma chi si accollerebbe un tanto pericoloso ufficio pietoso? E, se fosse così, come faceva il misterioso benefattore a sapere dove trovare il corpo?
E' più ragionevole credere che chi ha portato il corpo lì sopra lo abbia fatto per risolvere un suo problema.
“Ragazza trovata mummificata in Chiesa; non era mai uscita di lì, secondo i testimoni, in quella maledetta mattina di 17 anni fa”. La trama sembra suggerire da sé l'epilogo:
“Si indaga sui movimenti del parroco, don Mimì Sabia, morto da due anni”.
E chi è morto da due anni non può difendersi. E' un attimo trovare qualcuno che “ricordi” che il reverendo era molto agitato, in quei giorni, e che magari scoppiò a piangere come un bambino, nel chiuso della sua stanza. Che ci vuole? Basta che qualcuno lo dica, e nessuno può smentire.
E' assai facile che qualcuno ricostruisca “strani” movimenti (strani, del resto, come tutti i movimenti di chi è già sotto accusa), o che riferisca che l'anziano prelato “aveva detto di aver fatto una cosa molto brutta, qualche giorno prima”. Per assurdo, una testimonianza simile potrebbe essere resa persino dallo stesso Restivo, che potrebbe dire (diciamo per assurdo) di “aver lasciato la povera Elisa con don Mimì”, giustificandosi di non aver voluto confessare prima una cosa tanto atroce del suo amato parroco. Il giudice non potrebbe non tenerne conto.
Certo è che, pur non essendovi alcuna prova del fatto che il corpo sia stato sempre lì (e casomai c'è la prova contraria) un po' tutti già lo danno per acclarato. Presto anche i giudici, per il tramite delle pressioni dei media, si troveranno a doverlo accettare.
Il corpo di Elisa, se ci si pensa, potrebbe essere lì anche da meno di un anno, anche da meno di un mese, eppure il fumoso collegamento investigativo tra Elisa e il “terzo incomodo” è già riuscito. Magari don Mimì non ne ha mai saputo nulla, nè dell'incontro tra Elisa e il suo assassino, nè dalla sua uccisioone (avvenuta magari chissà dove, cosa abbiamo, a parte le chiacchiere, per dire il contrario?), eppure tutti, pur in assenza di qualunque elemento, ne sono già certi.
Nessuno ricorda che quella era la canonica "della puttana", e che le chiavi per andare in giro per le sue stanze le sapevo rubare persino io; nessuno ricorda che don Mimì, come tutti i preti anziani, non faceva entrare gli operai in nessun luogo - non solo nel sottotetto- del "suo" tempio (la stessa Chiesa di S. Rocco, col vecchio parroco don Vigilante, era un luogo impenetrabile ai tecnici), nessuno ricorda che don Mimì ospitava qualunque balordo lì dentro, pur di coinvolgerlo nelle attività della parrocchia.
Non credo sarà difficile, poi, se un domani dovessero venir fuori notizie scabrose sulla vita sessuale (perchè no?) del parroco, che l'opinione pubblica cominci a valutare, col passare del tempo e il calmarsi delle acque, se forse non abbiamo sbagliato un po' tutti, per 17 anni, con Danilo: un ragazzo troppo introverso, forse problematico, che ha dovuto subire il pregiudizio di una società bigotta e provinciale, che ha visto in lui il mostro, mentre il vero mostro era il rispettabile parroco della meglio Chiesa di Potenza.
Sentite a me, se continua così vi conviene rassegnarvi: l'assassino è don Mimì, in combutta con l'Albanese e con il solito Ucraino.

p.s.
Ho scritto questa piccola nota perchè non so se Don Mimì, che è stato il mio parroco, sia responsabile di qualcosa, ma trovo triste che una vita di servizio alla sua comunità a alla gerarchia ecclesiastica venga ripagata con tanta spregiudicatezza.
Per non parlare poi della vigliaccheria di chi dovrebbe difenderlo e non lo fa, dovrebbe collaborare coi giudici e non lo fa, dovrebbe spiegare e non lo fa. Quella, fa veramente impressione.
Pure l'Ucraino, che nel frattempo mi è venuto a trovare, è indignato. Dice che certe cose succedono solo da noi.

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